
Nessuna intervista e un solo scatto negli ultimi trent’anni (che per altro lo ritrae mentre sta per colpire chi lo fotografa). Uno che ha lasciato migliaia di pagine inedite "perché amava scrivere ma non pubblicare".
Eppure siamo milioni a ricordarlo. Merito di quel libro con la copertina vuota, bianca con solo il titolo: Il giovane Holden.
Chiamato così da noi perchè l'originale The Catcher In The Rye, è un intraducibile gioco di parole secondo cui il "vecchio" Holden Caulfield immagina un Catcher in un campo di segale che afferra i bambini prima che cadano nel vicino dirupo.
E l’immagine di un uomo che sta lì, pronto ad afferrarti prima che tu cada nel vuoto, è qualcosa che trasmette fiducia. Una fiducia che il confuso 17 enne protagonista non poteva avere.
Eppure Holden il perdente è diventato un'icona. Riappare ad ogni generazione successiva. Nel ’68, in quelli violenti e politicizzati degli anni ’70, come nei vacui degli anni ’80, nella generazione X o i precari di oggi. Ma lui, il 17enne sta sempre lì, a cazzeggiare, a non lasciarsi scalfire da nulla, equamente disinteressato al passato e dal futuro che non può conoscere. Vivendo solo di presente, proprio come prova a fare il "vecchio" Holden Caulfield.