Tutto quello che non sopporto ha un nome. Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro aneddotica esasperata e ripetitiva.
La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.
Ma non sopporto nemmeno le generazioni successive.
Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù.
La prosopopea dell’invincibilità eroica dei giovani è patetica.
Non sopporto i bambini che urlano e piangono. E quelli silenziosi mi inquietano, quindi non sopporto neppure loro.
Non sopporto i manager. E non c’è bisogno nemmeno di spiegare il perché. Non sopporto i piccolo borghesi, chiusi a guscio nel loro mondo stronzo. Alla guida della loro vita, la paura. La paura di tutto ciò che non rientra in quel piccolo guscio. E quindi snob, senza conoscere neanche il significato di quella parola.
Non sopporto quelli di ampie vedute, i tolleranti. Sempre corretti, sempre ineccepibili. Li critichi e loro ti ringraziano per la critica. Insomma, mettono in difficoltà perché boicottano la cattiveria.
Ma non sopporto neanche quelli che non ti mettono mai in difficoltà. Sempre ubbidienti e rassicuranti. Fedeli e ruffiani.
Non sopporto i soprannomi, gli indecisi, i convenevoli, la carta da parati, il disordine, le bevande analcoliche, le citofonate inaspettate e le telefonate troppo lunghe, i compagni di scuola che dopo trent’anni ti incontrano e ti chiamano per cognome. Gli svampiti che dicono “di tendenza”, i modaioli che dicono “figata”, certe bellezze che si rivolgono a tutti con “tesoro”.
Non sopporto i superiori che giudicano, gli scrittori seriosi, i cantanti rock attempati con i jeans attillati, i suonatori di bongo, i filosofi di bell’aspetto, le docce con le tende, la musica al ristorante, i neologismi e gli inglesismi, i figli di papà e quelli d’arte, i Lion’s club, i cocainomani, i faziosi e i tifosi, le lampade abbronzanti, le coppie con lei giovane e lui maturo e viceversa, i millantatori, i sottosegretari, i vincenti, i lagnosi, le religioni improvvisate ed i loro seguaci, le installazioni visive, i massoni, il turismo sessuale, gli infermieri con gli zoccoli, le risate registrate, tutti i circensi, le catenine d’oro giallo, i profumi dal tabaccaio, gli avari, i razzisti, gli slang, i nobili e tutti quelli che socializzano con relativa facilità.
Non sopporto niente e nessuno.
Neanche me stesso. Soprattutto me stesso.