Allegorie che non si esauriscono neppure nella fisicità di Rourke ma si completano e si sublimano nell’impossibilità del wrestler di smettere di essere "personaggio", non avendo alcuna vita che valga la pena di essere vissuta al di fuori del ring stesso.
Una drammaticità questa che diventa insostenibile quando il peso degli anni e degli incontri ne consuma irrimediabilmente prima il fisico poi l’anima senza dargli salvezza alcuna.
Circondato da un’America cieca che lo vede e lo ama solo finché riesce a combattere per il suo divertimento, The Ram accetta che la sua passione si consumi sotto quei riflettori e pazienza se questa richiederà il suo sacrificio.
Del resto lo ammette lui stesso: "io non saprei vivere diversamente…".
Film imperfetto ma con un Mickey Rourke a dir poco immenso.
1 commento:
Il problema è che il sacrificio umano non viene mai compensato e come ben sai "la storia si ripete" e tutti gli errori umani, pure.
Questo è triste come la visione del film.
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