lunedì 4 aprile 2011

Gli esami nella vita non finiscono mai

Più o meno da sempre ho una mia teoria, ovvero che: oggi vada peggio di ieri ma pur sempre meglio di domani.

Una sorta di pessimismo consolatorio che è anche la cifra del mio personalissimo pensiero filosofico.


Come sono arrivato all’elaborazione di suddetto assioma? Guardandomi allo specchio.


Si perché ormai sono prossimo alla pace dei sensi, ovvero uno ad uno mi stanno abbandonando e se ne vanno in pace.


Il primo a lasciarmi è stato l’olfatto, anche se forse non l’ho mai avuto dal momento che non ho memoria di odori fatta eccezione che per quello emanato da un paio di vecchie all-star.


Poi è stata la volta dell’udito, sono anni ormai che mi sono ridotto a guardare la tv con un volume da casa di riposo.



E ora la vista. Una cosa piuttosto seccante dal momento che l’imminente cecità mi è capitata in concomitanza con la visita per il rinnovo della patente.



Nella saletta d’attesa siamo una decina. Io, una congrega di ottuagenari e un rambo in mimetica.


Abbiamo tutti appuntamento alla stessa ora: 15.30, cosa singolare poiché o ci visita "ensamble" o si rischiano accavallamenti.


Chiedo lumi a zio Tibia (45 kg scarsi, Parkinson in stato avanzato)


Zio Tibia: Il medico dà appuntamento a tutti alla stessa ora per una questione di praticità.


Io: Che praticità?!?


Zio Tibia: Dare a tutti lo stesso orario è più facile da ricordare.


Ed infatti il medico si presenta alle 16 con mezz’ora di ritardo.


Lui, una specie di Professor Tersilli in versione bolognese, ha l’aria di quello che passa dallo studio per controllare la posta sul pc tra una vacanza alle Maldive e l’altra.


Mentre inizia le visite per il rinnovo a tutti i coetanei di Nuvolari, raccolgo lo sfogo di Rambo: Pensa te se per sparare a un fagiano c’è bisogno di tutta questa burocrazia.


Io: Può sempre dire di essere stato aggredito dal pennuto e invocare la “legittima difesa”.


Il Rambo mi guarda malissimo, sono contento che almeno qua sia venuto disarmato.



Mi salvo perché nel frattempo è arrivato il mio turno e devo entrare.


Appena entro il tizio col camice bianco che io ipotizzo laureato in medicina mi fulmina con un: Non perdiamo tempo che sono in ritardassimo, mi legga la seconda riga di lettere sul cartello.


Io: Quale cartello?


Sbuffa come un mantice ed inizia ad indicare delle cacchine di mosca stitica su un quadro luminoso.


Sereno attacco ad improvvisare: A, F, C, O, I, W…


A questo punto Tersilli sparisce e mi lascia solo nell’ambulatorio. Forse è ripartito per le Maldive oppure è andato a farmi la ricetta per un cane pastore.


Riappare poco dopo e mi fa: Ne ha indovinate si e no la metà però i Tir sulla strada sono molto più grandi e non dovrebbe confondersi. Per cui io sarei per rinnovarle la patente. Può pagare 90 Euro alla mia segretaria in giarrettiera.



Non so, fino ad ora ero convinto che il lavoro più strapagato fosse quello del calciatore. Fino ad ora appunto..