martedì 27 aprile 2010

lost in germany


Mi capita di andare in Germania almeno tre / quattro volte l’anno. Non è mai per un lungo periodo, solo pochi giorni. Temo sia questa la ragione principale per cui ho difficoltà ad ambientarmi.

Un po’ quello e un po’ che la Sassonia, la regione dove vado io, non è propriamente il lander più vitale del paese.

Chemnitz è una cittadina industriale di quella un tempo indicata, con un piglio d'involontaria autor-ironia, come germania democratica. Un posto dove la caduta del muro ha lasciato cicatrici enormi.

Certo l’unificazione ha portato un sacco di centri commerciali, ne apriranno uno nuovo ogni due anni. La periferia è tutta un luccichio d’insegne IKEA e McDonald ed enormi parcheggi.

Eppure, come per un tacito accordo, tutti questi giganti del consumo di massa si tengono a debita distanza dallo sgarrupato centro storico. Qui un quarto dei palazzoni dall’architettura molto sovietica è fatiscente, gli altri abbandonati del tutto.

Di solito dormo in uno dei due alberghi costruiti di sana pianta, un 4 stelle che prediligo perché alla reception i ragazzi parlano inglese e così evito di esprimermi a gesti secondo la peggiore tradizione italiana.

Anche se mi conoscono bene la prima domanda è sempre se voglio la camera fumatori. Al quale segue un mio "no, grazie" e un sorriso al ricevimento della chiave.

Le camere sembrano dare tutte sulla piazza della città che è in ristrutturazione dal 1997. Anche se il rendering del megaposter promette una roba davvero scenografica gli operai dimostrano di non aver affatto fretta di finire i lavori.
La tv offre almeno 25 canali in lingua tedesca e la cnn. Ovviamente mi sintonizzo sul 26mo, giusto per ricordarmi che il mondo va avanti bellamente ignorando tutto quanto accade in Italia, fatta eccezione per la semifinale di Champion.

La camera ha una razionalità tutta teutonica con la quale bisogna imparare a convivere da subito: mancano lenzuola e coperte, sostituite da unica trapunta e al posto del cuscino c'è una specie di sacco informe riempito di piume o simili. Niente bidet ovvio, però ti offrono l’amletica alternativa se farti una doccia o una vasca.

Le ciabattine monouso di spugna sono come al solito anche monotaglia, il 40.

E così, mentre ciondolo per la stanza con i talloni di fuori, butto un occhio al ricchissimo frigo bar. Sorprende fino ad un certo punto che l'unica bottiglietta di acqua, per altro gasatissima, costi esattamente il doppio delle due birre date in alternativa.

Segue la cena. Che decida di rimanere in albergo o mi lasci irretire da una delle tipiche taverne della zona, il piatto della tradizione che vogliono immancabilmente rifilare è un pezzo tondo di carne (che dicono essere di maiale) steso su una marmellata di frutti di bosco.

In compenso l'insalata qua non accompagna la carne ma è servita da sola, al posto dell'antipasto.

Guardando fuori dalla finestra vedo il riflesso mio e del piatto col pezzo di suino misterioso e mi viene da sospirare...

6 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

da buon tyler durden, non puoi che essere sempre in giro per il mondo :)

Greis ha detto...

Oh Ty...questo post mi ha intristita..
Mi ha fatto sentir freddo...
Baci :(

Tyler Durden ha detto...

hai ragione "cannibal" ! senza contare l'incredibile quantità di oggettini mono-dose che mi accompagnano in ogni dimora temporanea: saponettine.. shampini etc.. :-(

cara grace, la sassonia mette freddo all'anima. è proprio una delle peculiarità illustrate anche dalla pro-loco locale!!

S ha detto...

Non sono mai stato in Germania. Confesso che la ex-RDT mi incuriosisce perchè vorrei vedere come erano concepite le città in quelle realtà.
Comunque la testimonianza è bellissima...

Juliet ha detto...

Ti adoro!

Faustiko ha detto...

Gran pezzo, davvero...