venerdì 5 dicembre 2008

il Poz

Friulano classe ’72, nella sua lunga carriera Gianmarco Pozzecco ha fatto innamorare i tifosi di tutte le squadre in cui ha giocato: Udine, Livorno, Varese, Bologna (nella mia Fortitudo), Khimky (Russia) e Capo d’Orlando. Il Poz era uno showman prestato al basket. Un talento unico, cristallino.. Non mi viene in mente altro atleta per cui si possa spendere meglio il termine genio e sregolatezza.
Viveva per gli assist, classifica questa che lo ha visto primeggiare fino all’ultimo anno di attività.
Mai banale, trasformava ogni intervista in uno show. Una specie di Valentino Rossi con il quadruplo di adrenalina addosso.
Ha vinto meno di quello che il suo talento immenso gli avrebbe consentito: solo due scudetti (con Varese e Fortitudo) e l’argento olimpico con la Nazionale ad Atene 2004.

Sulla Gazzetta è apparsa di recente una bella intervista ai genitori, ne incollo qualche passaggio per spiegare chi sia Gianmarco:
«A meno di un anno evade dal lettino scendendo un piano di scale a gattoni, a due mi espone a figure terribili in tram perché grida "quella signora ha i baffi" indicando la poveretta, a tre mi costa la multa per non avergli pagato il biglietto sul bus, il cui controllore lo trova alto un metro esatto. Tornati a casa lo piazzo contro lo stipite che usiamo per le misure: 98 centimetri. "Ma in autobus ero sulle punte dei piedi" dice trionfante.
Da ragazzino la frase che gli sento dire più spesso è "ti giuro che stavolta non è colpa mia". Ho sempre pensato che sarebbe diventato un campione, fin dal minibasket le cose gli venivano troppo facili. Il problema era convincerlo a giocare con gli altri. Se dava un assist e il compagno sbagliava, altri palloni se li sognava. Io lo rimproveravo. Era imbarazzante, le madri dei suoi amichetti mi squadravano furenti. E lui "guarda che a portare su la palla ci si stanca, perché buttarla via?".
Racconta il padre: «Una volta Recalcati mi ha raccontato la riunione prepartita della finale scudetto di Varese. Lui spiegava, Gianmarco tirava palline di carta a De Pol, che slacciava le stringhe a Meneghin, che infastidiva non so come Zanus Fortes. L’allenatore pensò di interrompere, ma decise di far finta di niente. Andarono in campo, giocarono nel modo richiesto, e vinsero il titolo».

Altra perla per raccontare cosa sia Pozzecco: andato in Russia perché in aperto scontro con l’allenatore della Fortitudo Repesa, viene corteggiato dal patron della Virtus Bologna Claudio Sabatini, il quale gli offre un contratto miliardario.
Sembra fatta, annuncio in conferenza stampa e tutto.. manca solo la firma.
Che non arriva.
Poz rinuncia a una montagna di soldi e al palcoscenico dell’Eurolega (la massima competizione continentale) perché lui con quella maglia mica ci si vede.. chiede scusa a tutti ma andrà a giocare per quattro spiccioli con la neo-promossa Capo D’orlando. Un ultimo anno prima di salutare tutti.

E così andrà. In ogni campo della serie A gli tributarono saluti e cori. Avversari storici come i Virtussini appena buggerati capirono e lo applaudirono convinti.
Quando incontrò la Fortitudo io ero là, fece una partita monumentale 26 punti, oltre una decina gli assist. Quando a un minuto dalla fine lo richiamarono in panchina per l’applauso dell’addio il palazzetto sembrò crollare e lui in mezzo al campo a piangeva come un bimbo. Questo era il Poz.

La notizia della settimana è che una squadretta del campionato dove gioco l’ha tesserato (!) Spero d’incrociarlo.. e cantarci assieme: “chi non salta è virtussino !! Eh ! eh!”…

Poz, sei immenso.

2 commenti:

marlene ha detto...

vorrei che il Poz passasse di qua e ti autografasse il post.. m.k.

Anonimo ha detto...

Ottimo timing per un post cestistico... dopo un bel -26 sul coppone ci vuole della crosta!!!
SALUTATE LA FORTITUDO!!!!
he he.. quanto si gode!!!!!!