mercoledì 11 febbraio 2009

(d)evoluzione e fisiognomica



Benvenuti. Apriamo questo primo affascinante capitolo con la collocazione del Bi Emme all’interno della catena evolutiva, concentrandoci poi sugli aspetti principali della sua fisiognomica.
Approfonditi studi antropologici hanno evidenziato come il Bi Emme si collochi encefalicamente tra l’Homo Erectus ed il Neanderthal. Una grossa delusione, questa, per tutto l’ambiente scientifico.
L’ipotesi di aver individuato il famoso anello mancante tra Homo sapiens-sapiens e la scimmia è scemata nel momento in cui si è scoperto che il Bi Emme risulta ancora troppo imparentato con quest’ultima.

Il mancato sviluppo dell’encefalo di queste creature ha finito naturalmente per incidere anche sui loro stili e comportamenti, tanto che l’elaborazione dei concetti con un grado di minimo di astrattezza restano al di fuori della loro portata.
Tra i tratti distintivi della specie ricordiamo la perenne tonalità dell’epidermide marron-scroto dovuta al continuato bombardamento di raggi U-VA unito ad un inconfondibile sguardo bovino che l'accompagna in qualunque contesto.
La postura delle spalle, un po’ ingobbite in avanti, è un altro chiaro segno di vicinanza all’erectus ma le mani sembrano avere, rispetto a quelle di quest’ultimo, meno funzionalità dal momento che non vengono usate che per impugnare birrini (non birre) e paglie (non sigarette).

Nel caso in cui doveste incrociare un Bi Emme all'interno di un locale non intento a trastullarsi con uno dei due oggetti descritti, si può azzardare col 98% di probabilità che le mani siano allora riposte irrimediabilmente in tasca.
Nell'altro 2% di casi sono nel naso oppure il soggetto risulta amputato..

1 commento:

marlene ha detto...
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